Il 93% dei lavoratori del settore privato percepisca una retribuzione globale annua inferiore a 40.000 euro lordi Ie come fra 1° e 9° decile della curva di mercato esista una differenza di 15.000 € ovvero del 65%. Questo vuol dire che fra un Ceo e un operaio c’è un multiplo retributivo di 9,6 volte. Emerge da uno studio dell’Osservatorio Jobpricing sulle retribuzioni.
Disuguaglianze che si sono probabilmente generate sia, negli anni Ottanta e Novanta, con lo smantellamento della scala mobile e la concessione di maggiori differenziazioni tra i minimi salariali contrattati ai vari livelli d’inquadramento dei contratti collettivi di lavoro, sia dal Duemila in poi, in cui le differenze agli estremi della curva di distribuzione si sono fortemente ampliate.
A livello geografico, in Italia a si registrano livelli di occupazione e retribuzioni molto differenti. Negli ultimi 10 anni il numero di occupati è cresciuto del +2,3% nel Nord e Centro mentre è calato del -4,0% al Mezzogiorno. Il tasso di occupazione è del 66,1% al Centro-Nord e fermo al 44,5% a Sud. Fra Nord e Sud il Gap retributivo è del 15%.
Per chi in Italia è giovane (<35 anni) la questione decisiva non è tanto il livello di retribuzione, quanto avere uno stipendio. I lavoratori sono sempre più anziani e la componente giovanile è inferiore a dieci anni fa. La quota di occupati a tempo indeterminato tra i 15 e i 34 anni nel 2018 è stata del 22%. Tra il 1983 e il 2015 il valore dei salari medi annuali dei giovani tra i 15 e 29 anni rispetto a quello degli over 50 è passato dal 70% al 50% e il salario d’ingresso è diminuito nello stesso periodo di circa il 20%.
(adnkronos.com)